5. L’arma soft di Washington per bacchettare le mani estere sugli asset critici

L’ARMA SOFT DI WASHINGTON PER BACCHETTARE LE MANI ESTERE SUGLI ASSET CRITICI

 

Recentemente, Huawei, colosso cinese delle telecomunicazioni (Tlc), ha rinunciato ad una transazione da 2 milioni di dollari con la statunitense 3Leaf dopo il veto espresso dal Committee on Foreign Investment in the United States (CFIUS). L’intervento della Commissione costituisce l’ennesimo episodio di un lungo confronto tra Huawei e CFIUS, un importante contradditorio nella letteratura in materia di tutela della sicurezza nazionale.

Il CFIUS è infatti lo strumento del Tesoro statunitense nella protezione dai rischi associati al controllo estero di asset critici per l’economia americana. Dal 2008, la sua composizione è stata ampliata al Direttore dell’Intelligence Nazionale (DNI), con il compito di supporto informativo all’attività del Tesoro fornendo informazioni relative a indagini specifiche. Evidenze di intelligence di profili di rischio possono indurre il CFIUS a negoziare nuove condizioni con il competitor estero. In tal modo, il Comitato, pur mantenendo il ruolo di deterrente, limita i riflessi negativi della sua attività ispettiva sulla competitività del sistema statunitense.

 

Roma, 2 maggio 2011