1. Il colonnello e la sua mano sulla banda larga in Italia

Dal 2008 la società statale libica LPTIC, presieduta da Muammar Gheddafi, è azionista di maggioranza di Retelit SpA, con il 14,79 per cento (tramite una SA). L’investimento, in realtà, è poco finanziario ma molto strategico (lo dimostra il fatto che sono presenti nel CdA due esponenti libici). Un’analisi di intelligence economico-finanziaria applicata a un caso simile va fatta tenendo innanzitutto presente un aspetto corporate: nel 2008 l’aumento di capitale di Retelit, in occasione del quale si è realizzato l’investimento libico, è stato finalizzato, tra l’altro, al finanziamento dell’aggiudicazione delle licenze Wimax e della realizzazione della nuova rete wireless a banda larga. E poi un aspetto di sicurezza: non è stato sicuramente secondario, dal punto di vista di Tripoli, il fatto che Retelit sia il gestore dei servizi TLC in banda larga delle basi statunitensi in Italia, tra cui Aviano, Vicenza e Napoli, con una commessa assegnata prima che i libici acquisissero la maggioranza del capitale.

Dov’è la minaccia? L’investimento è stato costruito in maniera tale che, entro il 2011, LPTIC può incrementare la sua quota del 50 per cento. Abbinati ai diritti sull’aumento di capitale vi è, infatti, un warrant gratuito ogni 2 diritti, e questo a prescindere da come finirà la crisi libica.

 

Roma, 7 marzo 2011